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Saluto di S.E. Mons. Giuseppe Favale, Vescovo di Conversano - Monopoli

Siamo giunti alla conclusione di questo momento di grazia, dove la Chiesa è stata protagonista di un evento, che non può essere descritto con semplici categorie umane. Siamo su un piano diverso, soprannaturale! Come gli Apostoli nel Cenacolo, la sera di Pasqua, possiamo dire, con la convinzione che ci viene dalla fede: “Abbiamo visto il Signore!”. Sì, abbiamo respirato la presenza del Risorto in mezzo a noi e in Lui abbiamo gioito nel gustare i doni che ci ha dato.
 
La liturgia pasquale di questa sera, attraverso la visione profetica dell'Apocalisse, ci ha fatto assaporare in anticipo la liturgia che si celebra nel cielo e ci ha messo in comunione con coloro che già vivono in Dio la pienezza della gioia. In quella immensa schiera, di cui ci ha parlato San Giovanni, con voi intravedo i volti di tanti che ci hanno preceduto nella casa di Dio e che in questo momento sono qui con noi a condividere il dono che viene fatto alla Chiesa attraverso il ministero episcopale a me conferito. Consentitemi di ricordare con affetto e gratitudine qualcuno di loro, per sentirli ancora più vicino a me in quest'ora: i miei genitori Salvatore e Grazia, mia zia Sr. Rosaria, i vescovi Martino ed Ennio, i sacerdoti della mia infanzia e giovinezza, don Leonardo Ventura, don Donato Rota, don Giovanni Pulignano, e tanti, tanti altri fratelli e sorelle i cui nomi sono nel cuore di Dio. Con loro, formiamo in questo momento un'unica, grande assemblea che eleva all'unisono il canto di lode al Cristo crocifisso e risorto: “L'Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione”.
 
A Lui guardiamo con fede viva, certi che il suo sguardo d'amore ci raggiunge, ci avvolge e ci rende portatori di luce: “Respicite ad Dominum et illumina mini”. È questa l'espressione, attinta dal salmo 34, che ho scelto come programma per il ministero che mi accingo ad iniziare nella Chiesa di Conversano-Monopoli. Non desidero altro che questo, carissimi fratelli e sorelle: indicarvi il Signore Gesù come unico riferimento della nostra vita, l'unico che dà senso pieno a ciò che siamo e ciò che facciamo. Non possiamo discostarci da Lui. Saremmo persi senza di Lui e soprattutto rischieremmo di faticare inutilmente nel mare della storia se non fosse Lui a mostrarci dove gettare le reti per la pesca. A ciascuno vorrei sempre e solo dire, indicando il Maestro, come Giovanni nella pagina evangelica: “È il Signore!”. In questa espressione c'è tutto il mistero di Gesù Cristo, che, come vescovo, sono chiamato ad annunciare e a testimoniare.
 
Del resto, la storia di ciascuno di noi è indissolubilmente legata alla persona di Gesù, incontrato e amato, scelto come guida e modello di vita, fonte di speranza e sorgente di consolazione. “Gustate e vedete, come è buono il Signore”, dice ancore il salmo 34. Sì, ognuno di noi può dire di aver gustato e visto la bontà del Signore nella propria vita, nonostante non siano mancati momenti di buio e di prove.
 
E questa sera voglio testimoniarlo anzitutto io, esprimendo come una professione di fede, che riconosce la signoria di Dio e l'azione dello Spirito, che dà attuazione al progetto del Regno. Sono qui davanti a voi, avvolto dalla misericordia del Signore e rivestito di forza dell'alto, per dire semplicemente e con convinzione, che grande è il suo amore per noi. La mia professione di fede vuole essere innanzitutto un inno di benedizione e di lode all'Altissimo per i tanti doni di cui mi ha ricolmato: la vita, la fede, la vocazione, il ministero. Dietro questi doni, quanti volti, quanti nomi, di persone che hanno lasciato una traccia indelebile nella mia vita. Dio si è servito di ciascuno di loro per parlare al mio cuore, per svelarmi un frammento della sua volontà. Sono a tutti grato e per tutti assicuro la mia preghiera.
 
Chi si è fatto garante della volontà di Dio nella mia vita per il dono ricevuto questa sera è stato il Santo Padre Francesco. A lui va la mia gratitudine per la fiducia riposta nella mia persona. Nella sua chiamata scorgo la voce di Dio che mi chiede di mettermi in cammino per condividere la fede, la speranza, la carità con i fratelli e le sorelle di Conversano-Monopoli. Stasera, dinanzi a voi, desidero rinnovare, in comunione con i miei fratelli Vescovi, il mio impegno di fedeltà e di obbedienza al Successore di Pietro. E accogliendo il suo pressante appello a credere alla misericordia di Dio, a riceverla e a trasmetterla, mi impegno ad essere sempre, ovunque e con tutti testimone di misericordia.
 
L'episcopato è come un albero che affonda le sue radici nella Trinità Santissima. È Dio la sorgente di ogni ministero nella chiesa ed è da lì - dalla comunione con il Signore - che attinge la sua linfa vitale l'esercizio del ministero. Radicato in Dio, sono contento di essere accolto nel collegio episcopale da tutti voi fratelli Vescovi, che mi onorate con la vostra presenza e mi sostenete con la vostra preghiera.
Saluto con affetto e con gratitudine ciascuno di voi, a cominciare dal Presidente della nostra Conferenza Episcopale regionale, S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovi Metropolita di Bari-Bitonto. So di entrare in una famiglia episcopale unita, ricca di tanta passione nel trasmettere la gioia del Vangelo tra le nostre comunità. So che in ognuno troverò un fratello maggiore che mi aiuterà a maturare nel ministero. Un particolare saluto, colmo di gratitudine per la sua presenza lo rivolgo a
S.E. R. il Signor Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio lustitia et Pax, che più volte nel passato è stato ospite qui da noi in diocesi.
 
In questi anni di ministero presbiterale ho incrociato tante persone, ho conosciuto tante storie, ho consolato e sono stato consolato. E certo che sono cresciuto grazie a voi, fratelli e sorelle, che mai potrò dimenticare. Posso ricambiare con la preghiera e con la gratitudine, che rimarrà indelebile nel mio cuore. Avrò modo nei prossimi giorni di fare una memoria più dettagliata del dono che è stato ciascuno di voi per me. Stasera mi permetto di ricordare solo i luoghi, dietro i quali si cela un tratto della mia vita. Palagiano, che mi ha dato i natali e mi ha visto crescere in una famiglia semplice e laboriosa, che ha dato alla Chiesa una religiosa e due sacerdoti. Palagiano, dove il cammino di fede è iniziato in una bella parrocchia, quella dell'Annunziata; lì ho respirato un clima di famiglia e ho imparato ad amare la Chiesa. E proprio nell'esperienza di chiesa lì vissuta, è nata e cresciuta la mia vocazione al sacerdozio. È proprio vero che famiglie e parrocchie vive sono I'alveo in cui maturano le vocazioni di speciale consacrazione. Castellaneta, dove ho esercitato il ministero presbiterale più a lungo: la parrocchia della Cattedrale e l’intera diocesi sono stati il mio campo di lavoro. Quante cose belle abbiamo realizzato; tante fatiche, ma anche molte soddisfazioni. Ci siamo sostenuti a vicenda e ci siamo voluti bene. In particolare, desidero richiamare alla memoria il cammino fatto insieme come presbiterio. Non sono mancati motivi di sofferenza reciproca, ma tutto è stato superato con la gioia dell'amicizia. Sono contento del presbiterio che mi ha generato; I'ho amato e lo amo con I'affetto di figlio e di fratello. I nostri preti sono generosi, sanno spendersi con passione, sanno trasmettere la ricchezza del loro cuore sacerdotale. Parlando di Castellaneta non posso non riferirmi ai Pastori che si sono succeduti e con cui ho avuto la grazia di collaborare: Mons. Ennio Appignanesi, che mi ha ordinato prete, Mons. Martino Scarafile, che mi ha mostrato sempre fiducia e mi ha voluto suo diretto collaboratore, Mons. Pietro M. Fragnelli, col quale è continuata la collaborazione e che ha voluto avviarmi ad una esperienza bella e arricchente, qual è quella vissuta in Seminario in questi anni. Lo ringrazio di cuore per il dono della sua presenza, che mi riempie di gioia. Vorrei rivolgere una parola di gratitudine all'attuale Pastore della nostra Chiesa, S.E. Mons. Claudio Maniago. Grazie, Eccellenza, per il Suo instancabile servizio nella nostra Chiesa di Castellaneta. Tutti tocchiamo con mano l'amabilità e paternità con cui è vicino a ciascuno di noi. Grazie per l'affetto dimostratomi sin dall'inizio della sua venuta e che raggiunge questa sera il suo culmine con il dono del ministero episcopale.
 
Il pensiero va ora alla cara comunità del Seminario regionale, dove ho trascorso gli ultimi 5 anni. Anni meravigliosi, anni di amicizia e di fraternità con gli educatori e con i seminaristi, che tanto hanno aiutato a mantenere giovane il mio sacerdozio. Quando arrivai in seminario, ricordai una espressione di San Giovanni Paolo II: se vivi con i giovani, dovrai diventare anche tu giovane. Così ritorni ringiovanito. Per me è stato così. Ho sperimentato in questo tempo come è bello stare con i giovani, come è bello stare con giovani che si aprono al mistero di Dio, che scoprono giorno dopo giorno cosa vuol dire affidare totalmente se stessi a quel Signore che ha volto il suo sguardo d'amore su di loro. Stasera, mentre vi saluto accogliendovi in un grande abbraccio, sento di dirvi di continuare a fidarsi del Signore Gesù, di non aver paura di mettervi in gioco sino in fondo, di guardare avanti nella storia con I'ottimismo della fede e soprattutto di esercitarvi a vedere nel volto del fratello il volto di Gesù. E ai confratelli educatori di ieri e di oggi dico che con tutti ho sperimentato la bellezza dell'amicizia, che ci ha fatto crescere in umanità.
 
Il Signore mi manda a voi, cari fratelli e sorelle della Chiesa di Conversano-Monopoli. Tra qualche giorno inizieremo il nostro cammino insieme. Ci conosceremo. Condivideremo l'ascolto della Parola e ci nutriremo del Pane della vita. Insieme ci metteremo in ascolto delle aspirazioni più vere e profonde dell'animo umano, in un dialogo sereno e costruttivo con tutti. Avremo modo di dirci tante cose negli incontri che ci saranno. Sappiate che troverete sempre aperta la porta del mio cuore e spero che nessuno si senta mai un estraneo nel rapporto con me! Stasera sento di comunicarvi semplicemente che sono felice di venire tra voi, perché sia io che voi stiamo facendo la volontà di Dio. Vi dico subito che mi è nota la fede del nostro popolo, nelle sue varie espressioni: da quelle che la tradizione ci consegna nelle forme della pietà popolare ai momenti più qualificanti della sequela Christi. So bene che la fede cresce continuamente grazíe al servizio prezioso che viene svolto dai nostri preti. Per questo desidero rinnovare, con profonda ammirazione, l'apprezzamento innanzitutto per ciò che essi sono e per ciò che fanno. Vorrò stare accanto a voi e con voi vorrò spendermi per far crescere la nostra Chiesa nella comunione. Credetemi: con San Paolo voglio dirvi che vorrò essere collaboratore della vostra gioia! Ricevo questa preziosa eredità dalle mani del carissimo Mons. Domenico Padovano. In questi anni di lavoro apostolico non si è risparmiato. Ha messo a frutto i suoi preziosi talenti per rendere sempre più bella la nostra diocesi. A lei, Eccellenza, il grazie mio e della comunità diocesana. Noi continueremo ad avvertire la sua paternità fatta di preghiera e di incoraggiamento a vivere nella fedeltà alla nostra vocazione. E noi la ricorderemo con immutato affetto, sentendola parte della nostra famiglia.
 
Un'ultima parola per tutti voi, cari amici qui presenti, che provenite da luoghi diversi, anche molto lontani. Grazie perché siete venuti a condividere quest'ora di comunione nella fede, grazie perché mi arricchite con la vostra preghiera e la vostra amicizia.
 
Un saluto deferente e cordiale a tutte le autorità civili e militari che ci onorano della loro partecipazione. Grazie! In particolare la mia riconoscenza va all'Amministrazione comunale di Castellaneta, al Sindaco dott. Giovanni Gugliotti, e alle Forze dell'ordine per la disponibilità nel venire incontro alle esigenze organizzative di questa celebrazione. A tutte le autorità, soprattutto del territorio di Conversano-Monopoli, rinnovo il mio desiderio di trarre frutto da qualunque occasione di incontro, che ci permetta di realizzare, ognuno nel proprio ambito di competenza, passi importanti per la crescita del bene comune.
 
Concludo esprimendo la mia gratitudine a tutti coloro che hanno collaborato nell'organizzare questa celebrazione. Sono tanti. Non oso chiamarli per nome per non offendere I'umiltà e il desiderio del nascondimento con cui hanno operato. In particolare, il grazie va al coro e al servizio liturgico, che hanno reso solenne e festoso questo rito. Tutto è stato fatto con sacrificio e con senso di responsabilità.
E questo ha permesso la buona riuscita dell'evento di fede che ora concludiamo con la benedizione del Signore. E prima ancora, chiedo a voi di benedirmi, invocando su di me il nome della Trinità Santissima.
 

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