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Omelia per la Natività di Maria Santissima

Riportiamo il testo dell'omelia pronunciata dal Rettore del Santuario, Rev. Sac. Domenico Giacovelli, nella solenne Celebrazione della Natività della Beata Vergine Maria ......  

 

OMELIA PER LA NATIVITÀ DI MARIA SANTISSIMA

 

8 settembre 2014

 

Così si esprimeva Papa Paolo VI in una omelia tenuta esattamente 40 anni or sono, l’8 settembre del 1964:

 

Spesso celebrando le nostre sacre solennità Ci angustia il pensiero circa la comprensione, circa la partecipazione dei fedeli che assistono al rito, avendo ragione di dubitare se essi comprendano, se essi siano uniti alla preghiera della Chiesa, se essi godano pienamente il senso dei misteri ricordati, delle orazioni proferite, del valore spirituale e morale di quanto il culto dovrebbe presentare alle nostre anime. Questo pensiero, questo dubbio qui non sussiste! Noi siamo sicuri che voi tutte siete con Noi per dare pienezza di significato e di fervore a questa santa Messa in onore di Maria nascente; e ciò per tre evidenti ragioni, che insieme concorrono a rendere solenne e memorabile la presente cerimonia.

 

Prima ragione: essa ci obbliga a ricordare l’apparizione della Madonna nel mondo come l’arrivo dell’aurora che precede la luce della salvezza, Cristo Gesù, come l’aprirsi sulla terra, tutta coperta dal fango del peccato, del più bel fiore che sia mai sbocciato nel devastato giardino dell’umanità, la nascita cioè della creatura umana più pura, più innocente, più perfetta, più degna della definizione che Dio stesso, creandolo, aveva dato dell’uomo: immagine di Dio, bellezza cioè suprema, profonda, così ideale nel suo essere e nella sua forma, e così reale nella sua vivente espressione da lasciarci intuire come tale primigenia creatura era destinata, da un lato, al colloquio, all’amore del suo Creatore in una ineffabile effusione della beatissima e beatificante Divinità e in un’abbandonata risposta di poesia e di gioia (com’è appunto il «Magnificat» della Madonna), e d’altro lato destinata al dominio regale della terra.

 

Ciò che doveva in Eva apparire e svanire miseramente, per un disegno d’infinita misericordia (potremmo quasi dire per un proposito di rivincita, come quello dell’artista che, vedendo infranta l’opera sua, vuole rifarla, e rifarla ancora più bella e più rispondente alla sua idea creatrice), Dio fece rivivere in Maria: «ut dignum Filii tui habitaculum effici mereretur, Spiritu Sancto cooperante praeparasti», come dice l’orazione a voi tutte ben nota; ed oggi, giorno dedicato al culto di questo dono, di questo capolavoro di Dio, noi ricordiamo, noi ammiriamo, noi esultiamo: Maria è nata, Maria è nostra, Maria restituisce a noi la figura dell’umanità perfetta, nella sua immacolata concezione umana, stupendamente corrispondente alla misteriosa concezione della mente divina della creatura regina del mondo. E Maria, per nuovo e sommo gaudio, incantevole gaudio delle nostre anime, non ferma a Sé il nostro sguardo se non per spingerlo a guardare più avanti, al miracolo di luce e di santità e di vita, ch’Ella annuncia nascendo e recherà con Sé, Cristo Signore, il Figlio suo Figlio di Dio, dal quale Ella stessa tutto riceve. Questo è il celebre giuoco di grazia, che si chiama Incarnazione, e che oggi ci fa presagire in anticipo, in Maria, lampada portatrice del lume divino, porta per cui il Cielo muoverà i suoi passi verso la terra, madre che offrirà vita umana al Verbo di Dio, l’avvento della nostra salvezza […] (Omelia di Papa Paolo VI dell’8 settembre 1964 per le Religiose della Diocesi di Roma).

 

            Anche noi torniamo a celebrare annualmente qui al Santuario la festa dolcissima della Natività della nostra Patrona e, come i buoni figli che si recano a casa della mamma nel giorno del suo compleanno per manifestarle tutto l’affetto del cuore, ci presentiamo a Maria chiedendole che il poco della nostra buona volontà – per il Suo tramite di intercessione – possa trasformarsi nella sovrabbondanza della grazia.

 

E chiediamo alla Santa vergine di benedire il nostro tempo e i nostri giorni, come sempre Ella ha fatto; torniamo a fare quello che facevano i nostri antichi, offrendo all’altare simbolicamente il nostro pugno di grano, faticosamente lavorato durante il passato inverno, perché possa costituire il segno, il simbolo della speranza di una rigenerazione morale e interiore, ma anche sociale ed ecclesiale prodotta dalla poca semente cristiana sparsa nelle zolle del nostro mondo, che oggi più che mai appare irrorato dal sangue dell’odio piuttosto che dall’acqua della reciproca edificazione.

 

Ad imitazione della Vergine Santa di Nazareth, la cui vita nascosta e silenziosa, è il più grande vanto della Chiesa sparsa su tutta la terra, Le offriamo il nostro tempo, le nostre capacità, i nostri sforzi, i nostri propositi, chiedendoLe che - se sono secondo il cuore di Dio - si possano presto realizzare. Accanto a tutto questo mettiamo anche gli insuccessi e le disillusioni: non c’è nulla che appartenga ad un figlio che possa essere estraneo al cuore della Madre!

 

Offro a Maria SS.ma anche io quest’oggi il mio personale ringraziamento per avermi chiamato, cinque anni or sono, a servire la Diocesi anche in questo ufficio di Rettore dal Santuario, accanto agli altri uffici che la fiducia dei Superiori ha voluto affidarmi nel servizio della Curia Diocesana, dell’Istituto per il Sostentamento del Clero a Taranto e, più recentemente, del Tribunale Ecclesiastico Regionale di Bari.

 

Alla Provvidenza del Signore affido me stesso perché tutto si compia secondo la Sua volontà, chiedendo l’aiuto ed il sostegno della grazia del cielo affinché ogni lavoro iniziato (e non ultimo quello del restauro del nostro amato Santuario!) possa giungere con l’aiuto e la collaborazione di tutti al più perfetto compimento.

 

Davvero siamo fortunati, cari laertini, e tanto! Il Signore ha guardato a questo luogo con occhio di predilezione, quando ha permesso che Maria qui si manifestasse come fonte e pegno di sicura speranza per tutti coloro che si affidano a Lei e che, secondo la Sua stessa promessa fatta a Paolo Tria, non saranno delusi.

 

Davvero possiamo ripetere con l‘antica antifona cantata in questi giorni che siamo pieni di gioia spirituale nel celebrare la nascita santissima di Colei che per un dono di grazia del tutto eccezionale conservò intatto l’onore della Verginità e poté provare la bellezza delle gioie materne.

 

Viva Maria Santissima Mater Domini!

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